IL LECCACULO CONTEMPORANEO

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Gli americani, popolo che non amo e che mai amerò, usano indicare una tipologia di persone con il termine “Brown nose”, letteralmente, naso marrone; espressione a cui la vostra immaginazione, immediatamente, troverà traduzione, motivazione e  connessione con la più italiana ” “leccaculo”. Dunque, partendo dal presupposto che lecchini si nasce e che non c’è esordio in società  che non siano i fiori alla maestra o i braccialini per i figli della maestra,vi chiedo di non cadere,però, nell’errore  di  considerare il  più grande di tutti, cioè il Rag. Fantozzi , come l’icona del lecchino moderno.

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Vero è che la saga Fantozziana è l’emblema massimo dell’annullamento dell’identità e che la sua maschera tragica rimarrà per anni il simbolo dell’impotenza totale ma , oggi, le cose sono cambiate, radicalmente. La pinguedine e la canottiera non esistono più, la faccia del ragioniere con l’espressione allibita, schifata e porcina è stata soppiantata da movenze signorili studiate davanti allo specchio, faccine sgomente e colpetti di tosse che sottolineano e sottintendono; il tutto condito da vestiti buoni di sartoria o presunta tale. Il nuovo Ragionier  leccaculo è scaltro e le sue pacche bonarie e  ammiccamenti sono quanto di più diabolico possano esistere.

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Abbastanza colto ed intelligente, non esprime mai la sua idea e non entra in contrasto con le idee di chi comanda ma, al contrario, si allinea,  adatta, assoggetta ,  capacissimo anche di cambiare colore della pelle come i camaleonti. Il nostro conosce quanto sia  afrodisiaco il potere e la sua espressione per cui  con puntiglio, pianifica una strategia, sceglie in tipo di sgomitamento da adottare e via…tattica e soprattutto adattamento al bagliore del potente. In campo lavorativo, politico e religioso passa dal complimento rivolto al discorso del politico infarcito di nefandezze , fino ad impegnare le sue domeniche per fare jogging con il capo, arrivando, naturalmente, a fare la letturina di un salmo alle messa delle 12. Con il sorriso perenne  esegue pedissequamente  qualunque ordine dell’autorità ,quale essa sia, non esita un ‘istante, se geloso, ad ostacolare o sputtanare chi ha più numeri di lui  o colui che può costituire una minaccia al suo cammino. Diverse pubblicazioni  e qualche manuale, hanno classificato la tipologia del “leccaculo” ma ,essendo , l’evoluzione della specie rapidissima, lo slinguatore muta pelle e carattere con facilità.

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Partiamo dall’”avvocato” o presunto tale  , il leccaculo di turno impegnato spasmodicamente a cercar norme, addirittura ad inventarne o ad interpretarne volgarmente il  senso a suo favore per ottenere il riconoscimento del potente. Scova un codicillo inutile e si batte come un leone aprendo scenari risolutori a cause irrimediabilmente perse. Si arrenderà all’evidenza ma , non prima di  affermare di avercela messa tutta. E’ tra i più patetici.

Poi c’è il leccaculo spia,  personaggio laido che raccoglie critiche o il  malcontento tra i colleghi, parla fintamente male dell’operato del capo per  ingraziarsi le simpatie altrui e induce i malcapitati ad aprirsi in confidenze o lamentele. Impara a memoria tutto ciò che raccoglie e, cronometrando  mezz’ora dalla confidenza, rapporta  tutto al capo, romanzando e ingigandendo  di  20 punti percentuali  le indiscrezioni o confidenze  che ha udito. Un esempio:  parole del dipendente “ Il capo non ha ben compreso quello che sta accadendo”   versione riferita  da leccaculo spia” il capo non capisce un cazzo e sta facendo un macello”. Il peggiore di tutti.

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Il leccaculo erga omnes, ha stampigliato nel suo dna la pratica del servilismo  , quindi, geneticamente predisposto, imposta la sua esistenza solo su chi potrà un giorno essergli utile. Passa dall’ingraziarsi la commessa del supermercato per avere le buste gratis fino ad arrivare a far il ruffiano con  la segretaria del capo o a lanciarsi in elogi sperticati verso il capo in sua presenza , affinchè la medesima possa riferirlo al suo arrivo. Non esita a compiacere il suo capo abbigliandosi come lui. Incarica la moglie a trovargli le cravatte che hanno colore e trama simili a quelle del capo. Schifo.

Il leccaculo “etico ” , costui, idolatrando i vitelli d’oro e vivendo la vita in una posizione a novanta gradi, cerca di celare la sua arte con senso civico e umanità. Aiuta il prossimo, a condizione che abbia parentela con politici ed altolocati e,  se viene osservato butta la carta nei cestini o cassonetti. In ufficio è colui che offre, solo al capo, le sue conoscenze nei presidi ospedalieri, i negozi con scontistica o il ristorante del parente.Nelle discussioni accanto alla macchinetta del caffè parla di democrazia , libertà e rispetto con tono solenne e ribadisce in ogni circostanza che la sua inclinazione verso la dirigenza costituisce un azione di tutela verso tutti i colleghi  , insomma , la sua azione è per il bene collettivo. In realtà, costui, odia i negri e gli autostoppisti, butta cicche e cartacce dal finestrino  e quando parla con il capo, i colleghi sono fancazzisti mentre lui è la colonna portante dell’ufficio. Merda autentica.

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Il leccaculo “pinocchio” bugiardo e finto fino all’inverosimile è specializzato in bugia o provocazione. Ammiccante, con sapienti  schiarite di voce o silenzi  strategici, narra al capo di  tresche amorose, riti saffici e orge consumati sulle scrivanie o nella stanza delle fotocopie  al fine di demolire definitivamente colleghi o rivali. Abilissimo nell’indurre il malcapitato nella disgrazia, prima dichiara  amicizia e disponibilità, poi lo fa abboccare   con frasi del tipo “ ma hai visto la figlia del capo , che monnezza!”  o  il classico “si dice che il capo abbia le corna “. Affermazioni  bugiarde  che poi vengono puntualmente addebitate all’interlocutore ignaro e un po’ coglione.

Leccaculo “calcolatore” per lui vale solo una regola” andrò sempre via dopo in capo”.Passa la giornata a chiedere in maniera sordida se c’è il capo e quale sarà la sua agenda  al fine di incrociarlo, di mostrarsi indaffarato e di sottolineare che ha  un sacco di lavoro da fare. Generalmente, gira senza giacca, maniche di camicia arrotolate e cravatta allentata. Cazzeggia su internet e fa acquisti su Yoox  ma all’arrivo del capo diventa dinamico e indaffarato, telefonando e facendo tonnellate di stampe. Attende l’uscita del capo e alla “buona serata “ risponde con un “ buonanotte” triste e carico di angoscia come a voler dire “a me forse non basterà la notte per le cose che devo fare ”. Va da sé che quando il capo ha fatto 100 metri, inserendo  la seconda marcia, il nostro, ha già chiuso il suo ufficio e si fionda verso l’uscita.

Lo “slinguatore leone”  agisce prevalentemente  nei pressi della macchinetta del caffè con fare rivoluzionario, bestemmia per un nonnulla e fa il comunista. Impreca per il troppo caldo o per il freddo, ritiene che i buoni pasti non siano sufficienti  e predica  che i diritti sindacali siano il sale della vita lavorativa. E’ un autentico leone pronto ad imbracciare fucile e elmetto contro i capi poiché, dichiara,  sono coloro che non hanno a cuore il destino dell’azienda.  All’inizio è amato dai colleghi per il suo spirito battagliero  ma non appena viene sgamato con la facilità con cui entra ed esce dalla stanza dei capi e dai privilegi che ottiene  dalla sua  “contrattazione personale”  a discapito di altri , viene abbandonato e alla macchinetta del caffè rimane da solo.

“Leccaculo scambista”, personaggio diabolico che entra in scena nel momento in cui nello stesso ambito lavorativo c’è un altro leccaculo di livello alto. Ed è allora che si instaura una sorta di patto di non belligeranza tra i due contendenti che si riassume in un ““Tu dici in giro che io sono bravo ed io faccio altrettanto con te”. Vanno dal capo in due, dopo aver studiato quello da dire e non risparmiano di fare l’uno il testimone dell’altro  per dare maggior  credito  agli scenari apocalittici che raccontano. Nell’abbigliarsi  e nello zuccherare il caffè del capo, non si risparmiano in colpi bassi e attentati.

Sorvolando  sul leccaculo collodiano, lungimirante e altre tipologie, viene semplice dire che l’adulazione, nella nostra società rappresenta una strumento agevolato per acquisire privilegi e favori. Infatti,  personalizzare la leccata a seconda del destinatario, scoprendone i punti deboli: figli, intelligenza, bellezza, professione, casa, squadra di calcio, hobbies e cazzi& mazzi è quanto di più proficuo si possa fare in un ambito lavorativo . Già, perché ricevere complimenti e sentirsi circondati dal consenso spudoratamente falso, piace sempre di  più poiché è notorio che  la verità fa male e l’adulazione è sempre più vincente ed appagante. Peccato che nel nostro mondo non funzioni la stessa regola del mondo animale, in cui  il “puledro ruffiano” non trascorre una  buona esistenza, anzi ha una  vita triste e meschina.

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Infatti, al cavallo ruffiano  vengono recisi i dotti deferenti, cioè gli viene praticata una vasectomia per renderlo sterile. L’intervento  non preclude l’ erezione, quindi, in ogni caso,  permetterà al nostro puledro  comunque il sollazzo sessuale. Le  cavalle, che hanno un brevissimo periodo di calore nel quale sono feconde e accettano il maschio, in quei giorni  sono particolarmente irascibili poiché  tendono ad  aggredire con sonori calci delle zampe posteriori, le palle ed il petto  dei  maschi troppo avventati . Ecco, durante questo periodo “nervoso”, si ricorre al  cosiddetto, sfigatissimo, puledro ruffiano, che viene introdotto nel recinto assieme alla cavalla in calore a prendersi  la fase acuta di calci e morsi. Questo per evitare  che la cavalla possa  calciare e ferire seriamente uno  stallone costosissimo. Comunque,  la battaglia puo’ durare anche qualche giorno e,  quando l’allevatore  si accorge  che la cavalla si è  “sfogata” fisicamente  e, stimolata,  sta  per “accettare ” il maschio, tira  via il  puledro mazziato e fa entrare  dentro il fortunato   stallone ” per la monta. Fine delle trasmissioni per il “cavallo ruffiano”.

Insomma, un cavallo che fa il lavoro sporco per conto dello stallone che, al momento culminante ed agognato,  con un erezione alla Siffredi viene allontanato ed isolato miseramente con il suo carico di frustrazione e….non solo.

Ecco, sarebbe equo e giusto che nella nostra società, i  leccaculi o i ruffiani, assaggiassero, per una sola volta,  l’intensità di quei calci alle palle e nel momento di una promozione o di un avanzamento, venissero, miseramente, “tirati via”.

Che meraviglia che sarebbe.

2 risposte a "IL LECCACULO CONTEMPORANEO"

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